L’obiettivo di questo articolo non è smentire le numerose fake news
che circolano in questo periodo, non essendo nostra competenza. Ma lo è sicuramente mettere in guardia i nostri utenti dai numerosi malware
che, attraverso link da cliccare, video e mail, infettano i nostri telefoni, talvolta in maniera difficilmente rimediabile se non tramite una formattazione (con conseguente perdita di ogni dato inserito nel telefono, come la rubrica, le foto, ecc.).
Sembra assurdo, ma neanche troppo, pensare che proprio in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo, gli “sciacalli informatici”, approfittando della fame di notizie
degli utenti, usino la loro debolezza per insinuare malware sui dispositivi dell’ingenuo di turno, o, a volte peggio, per suggestionare con false notizie la mente degli incappati.
Prima di tutto facciamo chiarezza sulla differenza tra fake news e malware. Le fake news
sono delle notizie false che circolano al solo scopo di creare scalpore, di ingenerare dubbio, di innestare un'idea errata nella mente di chi si faccia facilmente condizionare da fonti non attendibili. A tal proposito, soprattutto in questo periodo particolare, è ovviamente dietro l’angolo il rischio di infodemia
(eccesso di informazioni, da cui può derivare l’impossibilità di distinguere tra notizie vere e false). Sicuramente pericolose, tali fake news possono incoraggiare anche comportamenti pericolosi, errati o addirittura controproducenti, soprattutto in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo.
Le fake news si diffondono nelle chat, silenziosamente, insinuando un dubbio, una falsa verità. Nelle mail aperte tutti i giorni, nei messaggi vocali; invitano a fare qualcosa, ad adottare un certo comportamento, a credere in qualcosa che non corrisponde al vero.
Si comprende facilmente che la questione non sia di poco conto considerato che la Corte dei conti europea (European court of auditors, Eca)
ha aperto un’inchiesta sulle misure intraprese dall’Ue con l' “Eu Action plan against disinformation” per arginare la diffusione di fake news che possono causare “danno pubblico”. Tutte le informazioni false o tendenziose sul coronavirus sono difatti “create con l’obiettivo di ottenere un guadagno economico o di ingannare intenzionalmente il pubblico”.
Si consideri inoltre che Whatsupp ha donato un milione di dollari
per sostenere il fact-checking
della #CoronaVirusFacts Alliance,
che si estende a più di cento organizzazioni locali in almeno 45 paesi. Nell’ultimo anno, WhatsApp ha lavorato per portare oltre una dozzina di organizzazioni di fact-checking direttamente su WhatsApp in modo che possano ricorrere al crowdsourcing
e segnalare le voci che potrebbero circolare su vari servizi di messaggistica.
Il malware, invece, indica un qualsiasi programma informatico usato per disturbare l’attività e le operazioni svolte da un utente di un computer o di un altro dispositivo elettronico. Questi virus possono insediarsi tramite diverse modalità all'interno dei nostri dispositivi, con diverse conseguenze. E’ molto probabile infatti che chi crea questo tipo di “infezioni” voglia avere accesso ai dati sensibili degli utenti attaccati, ma è altrettanto probabile che ci si possa ritrovare attivo un servizio in abbonamento
che, all’utente inconsapevole, sottrae credito ogni settimana
lasciandolo a secco (per i servizi in abbonamento e come difendersi, leggi qui).
Vediamo le truffe più in circolazione del momento, con la precisazione che l’elenco stesso, lungi dall’essere esaustivo, offre la possibilità di conoscere almeno una parte dei malware più pericolosi.
Molto diffuso è il virus pallax. Si tratta di un’attività di phishing
che invita gli utenti ad aprire un file zippato che contiene documenti excel. A seguito del click dell’utente, questo pericoloso virus consente agli hacker di assumere il controllo del dispositivo attaccato, rubando dati sensibili e spiando potenzialmente i comportamenti della vittima.
Gli utenti hanno ricevuto anche una mail che sembrava inviata addirittura dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, contente precauzioni contro il coronavirus.
Si tratta invece purtroppo di mail contenenti un pericoloso virus informatico. Ecco il testo della mail da non aprire: “A causa del fatto che nella sua zona sono documentati casi di infezione dal Coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preparato un documento che comprende tutte le precauzioni necessarie contro l’infezione dal Coronavirus. Le consigliamo vivamente di leggere il documento allegato a questo messaggio”.
Subito dopo il diffondersi della paura per il Coronavirus, la polizia postale ha rinvenuto una campagna di false email, che sembravano provenire da un centro medico giapponese e redatte in lingua giapponese
che, con il pretesto di fornire aggiornamenti sulla diffusione del virus, invitava ad aprire un allegato malevolo che mira ad impossessarsi delle credenziali bancarie e dei dati personali della vittima.
La polizia informatica, molto impegnata come si può comprendere in questo periodo, ha individuato anche un altro virus RAT nascosto dietro un file chiamato CoronaVirusSafetyMeasures.pdf. Questo virus consente a chi lo invia di gestire da remoto il computer della vittima.
L’ultima truffa online in ordine temporale avviene attraverso l’inoltro di email a firma di una tale dottoressa Penelope Marchetti, presunta “esperta” dell’Organizzazione mondiale della sanità in Italia. I falsi messaggi di posta elettronica, dal linguaggio professionale e assolutamente credibile, invitano le vittime ad aprire un allegato infetto, contenente presunte precauzioni per evitare l’infezione da Coronavirus. Il malware, della famiglia “Ostap” e nascosto in un archivio javascript, mira a carpire i nostri dati sensibili.
Di ultima creazione anche una finta mappa del coronavirus che diffonde AZORult, il malware che ruba password e dati riservati.
Ancora una volta, quindi, gli hacker approfittano della paura di massa per la pandemia da COVID-19, per diffondere le loro campagne malevole, così come giù successo il mese scorso con il banking trojan Emotet. Il malware, scoperto per la prima volta nel 2016, è di tipo infostealer
ed è quindi progettato per raccogliere informazioni memorizzate nei browser web delle vittime, in particolare cookie, cronologie di navigazione, ID utente, password e persino chiavi di codifica delle criptovalute. Con questi dati in loro possesso, i criminal hacker sono in grado di rubare numeri di carte di credito, credenziali di accesso e varie altre informazioni sensibili.
E contro le fake news?
La prima cosa che si può fare sicuramente è verificare sempre la fonte di una notizia prima di diffonderla. Questo sicuramente non è semplice ritornando al discorso sulla infodemia
di cui si è appena detto, ma con un pò di buonsenso non impossibile. Le fonti ufficiali
sono sicuramente i giornali di cronaca, i telegiornali, i siti internet affidabili che diffondono notizie. Molto probabile che si tratti di fake news quando il messaggio viene inoltrato tramite chat, sotto forma di messaggio di testo, da cui può derivare un meccanismo di invii a catena infiniti. Altra buona norma potrebbe essere quella di googlare sempre il testo del messaggio ricevuto prima di inserirlo in altre chat, bloccando così la diffusione di un messaggio errato, fuorviante, potenzialmente pericoloso. Infine, ma non da ultimo, usare sempre il buon senso nella lettura di una notizia, valutando se la stessa possa o meno essere fondata e vera sulla base dei criteri della logica.
Chiudiamo questa breve dissertazione con una citazione: Lo studio è l’arma che elimina quel nemico che è l’ignoranza. È anche il miglior amico che ci guida attraverso tutti i nostri momenti difficili
- Dalai Lama.